I Martinitt delle cinque giornate (1963)
di Ernesto Marchesi
Milano è oppressa dal giogo austriaco e le crudeltà del conte Radetzsky alimentano giorno dopo giorno lo spirito di ribellione del popolo milanese.
Sui muri della città si legge quello che non è permesso stampare, lo sciopero del tabacco irrita l’Austria, per le strade i monelli si fanno beffa dei soldati e dei poliziotti.
Molti i personaggi storici che compaiono nei vari quadri: il marchese Villani che - sulle guglie del Duomo - si prende gioco del Bolza e del Torresani al servizio della polizia austriaca; in Piazza Mercanti un semplice polentaio affronta gli assassini di un giovane spazzacamino colpevole di non aver accettato un sigaro dagli austriaci; all’Osteria del Cadenin echeggiano le prime note dell’inno di Mameli.
I banchi della chiesa di San Babila servono a costruire la prima barricata, le campane suonano giorno e notte, il popolo si arma come può e combatte nelle vie e sui tetti.
Eroi di questa fiaba storica sono Stanga e Pinella, due giovanissimi Martinitt dell’orfanotrofio milanese di Porta Tosa (l’attuale Porta Vittoria) la cui fondazione risale al 1530.
Vissuti tra le fredde mura di un ex convento, privati di ogni vincolo famigliare e sempre soffrendo i morsi della fame, i due simpatici monelli sfidano le morte sulle barricate di una Milano ottocentesca e sognante, ricreata nei particolari più minuti e allusivi di luoghi e di persone, di suoni e di voci; una Milano che fa da teatro a una vicenda di alto significato storico e morale: la rivolta del popolo milanese contro l’oppressione austriaca vista, con ardita prospettiva, attraverso un’ingenua ma spietata ironia popolare.
I Martinitt delle Cinque Giornate entra a buon diritto fra gli spettacoli storici (e non solo perché di storia si tratta) che vengono realizzati con marionette e attori nei primi anni Sessanta presso il Teatro dell’Arte (il debutto avviene il 17 marzo 1963).
Un susseguirsi di scene, realizzate sui bozzetti di Coca Frigerio, riprendono i più evocativi angoli della Milano del tempo, da Palazzo Marino a Porta Tosa (oggi Porta Vittoria) e Piazza del Duomo, dalla sagrestia di San Babila al dormitorio degli stessi Martinitt.
L’ultima rappresentazione dello spettacolo è del 1988 in occasione del 140° anniversario delle Cinque Giornate organizzato dal Comune di Milano.