la nostra storia

teatro dell'arte, viale alemagna (1960/1974)

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Nel 1960 la compagnia approda al Teatro dell’Arte di viale Alemagna con Macbeth di William Shakespeare, dopo aver debuttato in altre piazze: al Piccolo Teatro di Milano con La favola del figlio cambiato di Luigi Pirandello per la regia di Orazio Costa (1957); al Teatro Gerolamo di Milano con Cappuccetto Rosso (1958); presso la basilica romana di Sant’Eufemia, all’Isola Comacina (Como) con Macbeth e La leggenda di Liliom di Ferenc Molnàr (1959); al teatrino dell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano con La tempesta di William Shakespeare (1960).

Le avventure di Pinocchio mietono successi ma Gianni ravvede un errore fondamentale.

Una cantonata - sostiene Gianni - che nessuno seppe vedere. Un giorno, come folgorato, me ne avvidi. Mi chiesi persino come avessi potuto essere così ingenuo: Geppetto marionetta! E come lui Mastro Ciliegia, Mangiafuoco, la Fatina e quanti altri affiancano quell’autentica marionetta creata dalla genialità di Collodi. Un errore madornale e imperdonabile. Da allora non mi diedi pace, bisognava risolvere.

Risolversi al grande passo, mettere in scena attori e marionette è un’avventura innovativa che non ha precedenti; si tratta ancora una volta di sottoporre la compagnia a una vera e propria prova del fuoco.

Geppetto in scena, nelle vesti di autentico attore, non deve soddisfare la convenzione del verismo ma essere invece la soluzione scenica più aderente alla struttura del testo e mettere in evidenza tutta la magia fiabesca della poetica collodiana.

Nella prima edizione di Pinocchio manca, per Gianni, il tratto caratteristico che distingue il piano della realtà da quello fiabesco, cioè la chiave di volta del mistero collodiano.

Il primo spettacolo che debutta con marionette e attori è tuttavia Pluft, piccolo fantasma di Maria Clara Machado, rappresentato nel 1960.

La versione di Pinocchio con attori nelle parti di Geppetto, Mastro Ciliegia, Mangiafuoco e la Fatina ha luogo nel 1961, sempre al Teatro dell’Arte, dove Gianni può sottoporre definitivamente a verifica e portare al giusto livello poetico un’interpretazione drammaturgica che prima non esisteva.

Si aggiungono poi spettacoli come Lo scimmiottino color di rosa di Carlo Collodi, I Martinitt delle Cinque Giornate di Ernesto Marchesi, La famosa invasione degli orsi in Sicilia di Dino Buzzati, Gelsomino nel Paese dei Bugiardi di Gianni Rodari, che vedono la partecipazione di artisti in un contesto che chiama in causa criteri continuamente innovativi e creatività assolutamente inedita.

Per la storia, bisogna prendere atto che il marionettismo italiano inteso come teatro delle maschere era una drammaturgia che si tramandava di forma in forma, di voce in voce, di mano in mano; nel cessare di questo tramandarsi interviene la necessità di progettare, spettacolo per spettacolo, la forma più aderente alla struttura del testo.

Tra il 1972 e il 1973 muoiono gli ultimi fratelli di Gianni - Antonio e Alessandro - e nasce Il Teatro di Gianni e Cosetta Colla Compagnia di Marionette e Attori.

Da questo momento si compie un passo ulteriore: pur mantenendo intatto quel segno caratteristico che è l’animazione di materia inanimata, tutte le nuove produzione spaziano fra autori e tematiche differenti confermando capacità ed esperienza nel saper tradurre in termini teatrali il vasto repertorio della letteratura per l’infanzia; tutti i nuovi spettacoli sono diversi gli uni dagli altri dimostrando di potersi collocare, per stili pittorici, scenografici e ispirazione musicale, in un ambito artistico di grande respiro e libertà.

Da questo momento il Teatro di Gianni e Cosetta Colla non abbandona più quella specificità importante - tale da renderlo assolutamente unico - che è la formula che coniuga attori e marionette e che mette in risalto quella matrice espressiva e artistica propria e riconoscibile dal pubblico come caratteristica dell’attività di questa compagnia.

Il 1974 segna la fine della permanenza di Gianni e Cosetta Colla al Teatro dell’Arte che viene assegnato a varie compagnie di prosa e utilizzato dal Piccolo Teatro come sala prova; le marionette, rimaste di nuovo senza casa, sono ospitate per due anni in vari teatri milanesi.



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